Don Luigi Rivetti e le sue "Briciole"
Don Luigi Rivetti nasce a Chiari il 14 agosto 1858 da una famiglia di modeste condizioni, ma di legami profondi e solidali, come dimostra il bellissimo rapporto ch'egli costruisce fino alla morte e con la sorella Orsolina e con il fratello Giovanni, tipografo-editore in Chiari.
Il 2 aprile 1881 viene ordinato sacerdote ed inviato in cura d'anime a Rudiano.
In riva all'Oglio rimane pochi mesi, perché nella primavera dell'anno successivo Mons. Giovanni Battista Rota, prevosto di Chiari, lo chiama tra i suoi collaboratori e gli affida il compito di assistente della Società dei Giovani, una delle prime forme di associazionismo cattolico fiorite in Italia nella seconda metà del secolo scorso.
Il 21 novembre 1884 don Rivetti, sempre su indicazione del Rota, sostituisce don Bartolomeo Tosini alla direzione della Biblioteca Morcelli e della Pinacoteca Repossi: per 44 anni svolgerà con passione, competenza ed intelligenza questo prestigioso incarico.
All'indomani della sua morte, un anonimo cronista del Popolo di Brescia annota: "Qui in Biblioteca, Egli riposava il suo spirito scevro da ogni pensiero di interesse, tutto assorto nella contemplazione del bello, del giusto, rivivendo con gli spiriti grandi; qui meditava, compulsava codici e volumi d'archivio, si dilettava nello studio di libri d'arte, annotava ogni dettaglio delle preziose stampe della Pinacoteca, incisioni, ricordi e lavori artistici, sempre guida cortese e preziosa ai visitatori, di cui parecchi illustri, che ne restarono ammirati".
Nel 1886 don Luigi Rivetti inizia la sua attività di pubblicista con un saggio su papa Gregorio VII, apparso sul Bollettino della Gioventù Cattolica Italiana di Roma. La sua opera di ricercatore appassionato, di storico rigoroso, di polemista agile e graffiante continuerà ininterrottamente fino alla sua morte: Mons. Paolo Guerrini, in un cenno bio-bibliografico sul Rivetti curato nel 1928 per l'Archivio storico lombardo, elenca una quarantina di studi e monografie che interessano personaggi, istituzioni e memorie di Chiari.
Luigi Rivetti scrive con uno stile semplice, nitido, a tratti piacevole, spesso venato d'ironia; uno stile che ancor oggi rende agevole e gradevole la lettura delle sue pagine. Le sue monografie e le sue note sparse su numerose riviste, illuminano e completano l'opera fondamentale del suo amico e maestro Giovanni BattistaRota che, nel volume Il Comune di Chiari del 1888 aveva posto i fondamenti della storiografia clarense.
Don Luigi è anche apprezzato corrispondente dei fogli locali: La Voce del Popolo, fin dai primi numeri, Il Cittadino, La Sentinella, Gioventù Italica e altre pubblicazioni storiografiche.
Scrive in italiano, in dialetto bresciano, bergamasco e veneto e le sue firme sono programmatiche, come Pax, o ironiche, come Giupì dè Ciàre, a seconda dell'argomento e della situazione. Nel 1892, all'inizio della prepositura clarense di Mons. Giacomo Lombardi, a don Luigi Rivetti viene assegnato l'incarico di Direttore dell'Orfanotrofio Maschile, per i cui ospiti nutre una predilezione speciale e "dove si dedica con amore paterno alla istruzione, educazione e benessere degli orfani, facendo anche elargizioni sue e procurandone di rilevanti". Una passione ed una dedizione così tenera e totale da far esclamare ad uno dei ragazzi del Conventino, sulla bara di don Luigi: "Per la seconda volta restiamo orfani!".
Nel 1893 il prete clarense diventa segretario della Società Operaia Cattolica, una delle forme di aggregazione solidaristica attraverso la quale la Chiesa clarense affronta le gravi problematiche poste, anche a Chiari, dalla seconda rivoluzione industriale e dalla relativa questione sociale. L'anno successivo il Rivetti fonda la Biblioteca Popolare Circolante, attorno alla quale riesce a coagulare numerose forze giovanili e gli intellettuali più aperti della comunità clarense.
Pur fiero delle sue certezze e rigoroso nell'ortodossia della fede, don Luigi Rivetti non disdegna di coltivare amicizie anche tra le schiere laiche. Di alto profilo culturale è il sodalizio che egli stringe con il filosofo-senatore Bernardino Varisco, con il professor Francesco Bonatelli e con il magistrato Giorgio Sommi Picenardi. Di particolare intensità, alimentata soprattutto dal comune interesse per la storia clarense, è l'amicizia con Pietro Maffoni, avvocato e pubblico amministratore clarense di ispirazione zanardelliana.
Dalla Biblioteca Popolare Circolante don Rivetti sa far nascere interessanti iniziative pastorali, destinate a crescere e a durare: oltre alla diffusione della "Buona Stampa", vale la pena di ricordare una discreta attività editoriale, che porta alla pubblicazione ed alla diffusione non solo dei lavori del Rivetti stesso, ma anche di altre coraggiose iniziative di promozione religiosa, culturale e civile. Sempre nel 1894 don Luigi Rivetti affianca Giuseppe Tovini e gli altri pionieri del solidarismo cattolico bresciano nella direzione del Comitato Diocesano dell'Opera dei Congressi.
Inizia così in lui la maturazione di una scelta civile e politica, che nel giro di poco tempo lo porterà ad assumere incarichi di una certa responsabilità nell'amministrazione pubblica clarense: assessore alla Pubblica Istruzione dal 1896 al 1900, presidente del consiglio d'amministrazione dell'Ospedale Mellini, membro della Congregazione di Carità, della Commissione del Cimitero e dei comitati di gestione di vari enti di beneficenza. Amministratore dal rigore cristallino, sa anche essere uomo politico appassionato e combattivo: memorabile resta la sua battaglia del 1904, condotta a suon di manifesti, volantini, riunioni e comunicati stampa, per l'insegnamento della Religione Cattolica nella scuola e contro il laicismo esasperato dell'amministrazione "democratica", che governava Chiari con il sostegno delle forze repubblicane, massoniche ed anticlericali. Anche nell'amministrazione della Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita il Rivetti fa la sua parte, quale fabbriciere di Santa Maria e delle chiese sussidiarie.
A Chiari non c'è opera di interesse civile o religioso, sorta o ripristinata tra il 1890 ed il 1928, che non rechi l'impronta di don Rivetti.A lui, tra l'altro, si devono il restauro di numerose tele nel Duomo di Chiari, il rifacimento della Macchina delle Quarantore, la ricostruzione della chiesa campestre di San Martino e l'edificazione, al Ricovero, della chiesa dedicata alla Sacra Famiglia.
Il suo interesse per la storia e per l'arte, caratterizzato sempre da entusiasmo e da lucidità, gli valgono anche la nomina a Regio Ispettore dei Monumenti e Documenti del Circondario (1914), a membro dell'Ateneo di Brescia (1919) e a Cavaliere della Corona d'Italia (1925).
Don Rivetti vive con particolare intensità il suo essere prete e rivolge la sua testimonianza soprattutto verso i giovani. Mons. Domenico Menna, clarense, figura di spicco nella Chiesa bresciana nella prima metà di questo secolo, lo definisce il sacerdote catechista. È una definizione bella e precisa, perché don Rivetti è un educatore, per vocazione. Le adunanze che egli convoca al Circolo Sant'Agape diventano conversazioni fluide, appassionate, magari condotte in dialetto, ma che servono ad impostare correttamente i problemi, a chiarire i dubbi e ad illuminare le verità, non solo in campo religioso.
Il dott. Fausto Cadeo, uno dei giovani d'Azione Cattolica educati dal Rivetti, nel 1932 scrive: "Don Luigi sentì altamente il dovere di dar materia di letture adatte ai suoi giovani. Si fece indefesso diffusore della buona stampa e fondò con sacrifici personali, di cui nessuno seppe mai la misura, la biblioteca circolante di cui era fiero di annunciare ogni anno i progressi sia nel numero dei lettori che dei libri. Don Luigi non fu mai un piagnone dei mali sociali, né un vano laudator temporis acti, ma, spirito fattivo, curò sempre di opporre libro a libro, giornale a giornale, propaganda a propaganda.
Egli personalmente si dedicò di sera in casa sua all'insegnamento elementare e a non pochi analfabeti guidò la mano e insegnò a compitare il sillabario; lavoro umile, paziente, ch'Egli nascose nelle mura domestiche e di cui pochi sapevano.
Inoltre Egli conosceva le misere condizioni dei contadini e appena ebbe sentore che il grande pioniere della moderna agricoltura – il marchese Solari -guminose [che venivano interrate per alimentare il terreno, ndr.], sui fertilizzanti chimici, si mise in relazione epistolare con lui e propugnò fra i suoi giovani le nuove esperienze.
Don Luigi preparò i giovani anche nei doveri civili e quando le lotte politiche ed amministrative minacciarono, con l'istruzione laica e con il progetto del divorzio, la moralità sociale, Egli insegnò ai suoi giovani a non vendere e mercanteggiare i voti e seppe mirabilmente inquadrarli in modo da predire con esattezza numerica la vittoria elettorale; tanto che i suoi metodi, legalissimi ed onesti, furono imitati anche dai cattolici di Brescia. (…) L'influenza del Circolo Cattolico nella formazione della personalità e del carattere dei giovani fu grande, con particolare riferimento all'opera sacerdotale svolta in più di quarant'anni da Don Rivetti. Ci risparmiamo prove, che è facile cogliere dalla viva voce dei giovani, che dai campi di battaglia, nella guerra 1915-18, gli scrissero 1350 lettere".
Il sacerdozio don Rivetti lo vive anche nelle lunghe ore passate in confessionale nella cripta di Sant'Agape; nell'assistenza, quotidiana e discreta, ai poveri ed ai sofferenti; nella fuga da ogni forma di vanità o di potere clericale.
"Don Luigi Rivetti era cordiale, socievole, amava la conversazione semplice, con gli amici, nella sua casa di via Valmadrera, e la domenica sera era felice di trovarsi alla Sala (così era chiamata la sede del Circolo, sul viale Mazzini), fra i giovani, per la partita. Sempre pronto ad un paterno consiglio o ad un amichevole suggerimento, non fece mai sfoggio con gli inferiori della sua cultura, fu schivo di ogni manifestazione che potesse richiamare l'attenzione sulla sua persona, tanto che, quando gli furono offerte da parte del Circolo Sant'Agape le insegne di Cavaliere, si dovette farlo di sorpresa perché non sfuggisse".
La sera di sabato 24 marzo 1928, don Luigi Rivetti, al termine di una breve e dolorosa agonia, muore. Il lento e lugubre suono delle "calandre" si mescola tristemente alla pioggia che scende greve e uggiosa. Ai suoi funerali, celebrati il 28 marzo, vi fu una partecipazione popolare straordinaria, "una vera apoteosi, tanto più significativa perché spontanea e davvero unanime".
Quando alcuni giorni prima – vista l'irreparabile piega che la malattia, improvvisa e violenta, aveva preso – il fratello Giovanni si era assunto l'onere pietoso di introdurlo al pensiero della morte imminente, don Luigi, in un impeto di passione e di coraggio che gli eran congeniali, aveva esclamato: "Non ho paura io della morte! Potevate dirmelo anche prima".
Il corpo di don Luigi Rivetti riposa nel cimitero di Chiari, nella cappella dei sacerdoti.
Il busto marmoreo è stato scolpito dall'artista clarense Pietro Repossi e l'epigrafe latina è stata dettata dal Prof. Pier Giuseppe Lancini, che del Rivetti fu amico, allievo e successore alla direzione della Biblioteca Morcelli.
Chiari gli ha dedicato una via e non ha mai smarrito la sua memoria.
- Mino Facchetti -
Scheda bibliografica
Tratta da:
Guerrini Don Paolo, Don Luigi Rivetti.
Cenno bio-bibliografico per l'Archivio storico lombardo.
Nel fascicolo In memoria del Sac. Cav. Don Luigi Rivetti,
Chiari, tip. G. Rivetti, 1928.
* * *
1. San Gregorio VII e Arrigo IV, Discorso storico nel Bollettino della Società Gioventù Cattolica Italiana di Roma, 1886, n. 3 e 5.
2. Quattro epigrafi inedite di Stefano Antonio Morcelli, con due iscrizioni latine dedicatorie al novello sacerdote Don Orazio Paruta, Chiari, tip. Buffoli, 1894, pp. 4 in ottavo.
3. Ode Morcelliana, Tutela caelestium patronorum ex viso cognita, in onore dei Santi Faustino e Giovita, Brescia, tip. A. Luzzago, 1898, pp. 8 in ottavo, con epigrafe latina dedicatoria al novello sacerdote Don Domenico Menna.
4. La nuova denominazione delle vie di Chiari, Brescia, tip. Luzzago, 1901, pp. 48 in sedicesimo, Bricciole di storia patria I.
5. A proposito del Monumento Nazionale a Giuseppe Mazzini, Appunti storici, nel giornale La Voce del Popolo, dicembre 1901, gennaio-febbraio 1902.
6. Sei epigrafi morcelliane inedite, con epigrafe latina dedicatoria al novello sacerdote Don Luigi Canesi, Chiari, G. Rivetti, 1903, pp. 8 in ottavo.
7. Di Virgilio Bornato (o Bornati) viaggiatore bresciano del secolo XV, Firenze, tip. Galileiana, 1904, pp. 16 in ottavo, estratto dall'Archivio storico italiano, 1904, serie V, vol. 33, pp. 156-171.
8. Brevi memorie intorno a Don Paolo Bedoschi Prevosto di Chiari, Chiari, G. Rivetti, 1904, pp. 16 in sedicesimo, con ritratto.
9. Chiari: cenno storico, con illustrazioni, in Illustrazione Bresciana, n. 57, 1 novembre 1905.
10. Il Convento di San Bernardino presso Chiari, Brescia, tip. Geroldi, 1906, pp. 8 in ottavo, con illustrazioni, Bricciole di storia patria II, estratto da Illustrazione Bresciana, n. 75, ottobre 1906.
11. Cinque epigrafi inedite di Stefano Antonio Morcelli, con iscrizione latina dedicatoria al novello sacerdote Don Stefano Goffi. Chiari, tip. Rivetti, 1906, pp. 4 in ottavo.
12. La Biblioteca Morcelliana e la Pinacoteca Repossi di Chiari, Brescia, tip. Geroldi, 1907, pp. 8 in ottavo, Bricciole di storia patria III, estratto da Illustrazione Bresciana, n. 84, 16 febbraio 1907.
13. Una cronichetta inedita del Secolo XVIII (1796-1814), in Illustrazione Bresciana n. 95, 1 Agosto 1907.
14. Il cimitero di Chiari, Brescia, tip. Geroldi, 1908, pp. 12 in ottavo, con illustrazioni, Bricciole di storia patria IV, estratto da Illustrazione Bresciana, n. 106, 15 Gennaio 1908.
15. Ode latina inedita di Stefano Antonio Morcelli, con iscrizione latina dedicatoria al novello sacerdote Don Antonio Novi, Chiari, tip. Rivetti, 1908, pp. 5 in ottavo.
16. La Biblioteca Morcelliana, con indice descrittivo dei codici e dei manoscritti, Forlì, L. Bordandini, 1909, pp. 31 in quarto, estratto dal vol. XIV degli Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia. Cfr. recensione in Brixia Sacra, 1910, p. 96.
17. La visita di San Carlo a Chiari, Brescia, tip. Apollonio, 1910, pp. 33 in ottavo. Nuove bricciole di storia patria V, estratto da Brixia Sacra, 1910, pp. 153-185.
18. Il Convento di San Bernardino, nel numero unico In memoria, per l'ingresso dei Benedettini nel Convento di San Bernardino di Chiari, 10 luglio 1910, pp. 6-9, con illustrazioni.
19. L'Ospedale Mellini di Chiari (1665-1910), Chiari, G. Rivetti, 1911, pp. 47 in ottavo, con illustrazioni, Bricciole di storia patria VI.
20. La Torre di Chiari (1757-1912), Chiari, G. Rivetti, 1912, pp. 27 in ottavo. Bricciole di storia patria VII.
21. La Scuola del Santissimo Sacramento di Chiari (1500-1807), Pavia, tip. Artigianelli, 1912, pp. 39 in ottavo. Bricciole di storia patria VIII, estratto da Brixia Sacra, 1912, pp. 122-135 e 147-167).
22. Viaggio fortunoso di un prete bresciano a Roma nel 1650-52, in Brixia Sacra, 1913, pp. 32-37.
23. Il più antico Statuto del Capitolo di Chiari, MCDXXX, Pavia, tip. Artigianelli, 1914, pp. 13 in ottavo. Bricciole di storia patria IX, estratto da Brixia Sacra, 1914, pp. 58-68.
24. Il Santuario della Beata Vergine di Caravaggio presso Chiari, Pavia, tip. Artigianelli, 1915, pp. 24 in ottavo, con illustrazioni. Bricciole di storia patria X, estratto da Brixia Sacra, 1915, pp. 137-155.
25. Note clarensi, Pavia, tip. Artigianelli, 1917, pp. 10 in ottavo, estratto da Brixia Sacra, 1917, pp. 36-43. (I. La Biblioteca Morcelliana nel primo centenario della sua fondazione (1817-1917). II. La Pinacoteca Repossi.)
26. Artisti Chiaresi, Pavia, tip. Artigianelli, 1917, pp. 60 in ottavo. Nuove bricciole di storia patria XI, estratto da Brixia Sacra, 1917, pp. 80-89, 121-143; 1918, pp. 3-17, 41-49.
27. Fra Paolo Bigoni da Chiari dei Servi di Maria (1409-1510), in Brixia Sacra, 1918, pp. 104-106.
28. Il Convento di San Bernardino in Chiari, Note e documenti, Pavia, tip. Artigianelli, 1920; Brescia, ed. Brixia Sacra, 1919, pp. 52 in ottavo, con illustrazioni, Nuove bricciole di storia patria XII, estratto da Brixia Sacra, 1919, pp. 50-64, 86-102, 171-178.
29. L'azione del Circolo Sant'Agape a Chiari nella Grande Guerra 1915-1918, Chiari, G. Rivetti, 1919, pp. 32 in ottavo, con ritratti.
30. La Chiesa Parrocchiale di Chiari, Note di storia e d'arte, Chiari, G. Rivetti, 1920, pp. 95 in ottavo, con illustrazioni, Nuove bricciole di storia patria XIII.
31. Stefano Antonio Morcelli, Note biografiche (1737-1821), Brescia, tip. Geroldi, 1920, pp. 94, in ottavo, con illustrazioni.
32. La Chiesa di Sant'Orsola e le Orsoline Dimesse a Chiari, in Brixia Sacra, 1920, pp. 59-63.
33. La Scuola del Santo Rosario e la Chiesa di Santa Maria Maggiore di Chiari, Pavia, tip. Artigianelli, 1921, pp. 47 in ottavo. Nuove bricciole di storia patria XIV, estratto da Brixia Sacra, 1921, pp.81-92, 113-127, 165-173, 194-204.
34. Le Dimesse a Chiari e la Chiesa di Sant'Orsola, Pavia, tip. Artigianelli, 1923, pp. 29 in ottavo, Nuove bricciole di storia patria XV, estratto da Brixia Sacra, 1922, pp. 121-132, 153-167.
35. Due patrioti clarensi: Giovanni Maffoni e Paolo Bigoni, Brescia, tip. Figli di Maria, 1923, pp. 14 in ottavo, estratto dal volume I cospiratori bresciani del 1821 nel centenario dei loro processi, pp. 553-565, Nuove bricciole di storia patria XVI.
36. Le Quadre di Chiari, Comunicazione fatta all'Ateneo di Brescia, Brescia, tip. Figli di Maria, 1925, pp. 14, in ottavo, estratto dai Commentari dell'Ateneo, 1924, pp. 197-208.
37. L'Orfanotrofio maschile di Chiari, Note storiche, Chiari, G. Rivetti, 1925, pp. 14 in ottavo, Nuove bricciole di storia patria XVIII.
38. Le Discipline di Chiari, in Brixia Sacra, 1925, pp. 28-35, 81-89, 113-126, Nuove bricciole di storia patria XVII- XIX. (I. La Disciplina di Santa Maria Assunta, detta del Bianco. II. La Disciplina del Santissimo Nome di Gesù, detta del Rosso. III. La Disciplina di San Pietro Martire, detta del Nero.)
39. La nuova denominazione di alcune vie di Chiari, Chiari, G. Rivetti, 1927, pp. 147 in ottavo, Nuove bricciole di storia patria XX.
- Mino Facchetti -
Colophon - Chi ha fatto cosa
Come sono nati i volumi "Briciole di Storia Patria" e "Storia della Contea di Chiari"
La bella intrapresa è stata possibile – e lo diciamo con un poco di malcelato orgoglio – grazie all'impegno di molte persone. Luisa Libretti, Alessandro Gozzini, Enrica Gobbi, Luciano Cinquini, Bruno Mazzotti, Roberto Zini, Franco Zammarchi e Fabio Alessandrini, hanno trascritto i testi. Enrica Gobbi e Luciano Cinquini, con la disponibilità del direttore e del personale della Biblioteca civica clarense, hanno verificato, dove possibile, la correttezza degli originali epigrafici e manoscritti, e tradotto documenti e iscrizioni che i testi riportavano solo in latino. La minuziosa opera di correzione delle bozze è stata affidata a Ione Belotti, Luciano Cinquini, Enrica Gobbi e Mino Facchetti.
Le fotografie sono di Virginio Gilberti, Santino Goffi e don Andrea Ferrari; altre sono tratte dalla raccolta d'immagini d'epoca di Dino Frigoli.
La nota biografica é stata curata da Mino Facchetti.
Il gruppo, anche per ridurre i costi si è assunto la responsabilità di costruire "in casa" tutto il lavoro fino alle soglie della stampa. E questa operazione è stata possibile, è doveroso sottolinearlo, per la collaborazione dei tipografi, che hanno messo a disposizione del nostro progetto esperienza, tempo e… pazienza.
L'affiatamento e l'entusiasmo hanno reso piacevole la fatica. Tutti hanno imparato qualcosa strada facendo, compreso don Andrea, che ha saputo trattare i testi elettronici e realizzare anche le più minuziose scelte grafiche e d' impaginazione.
Opera di corale impegno, dunque, offerta alla comunità clarense nella speranza che non si areni qui il volo editoriale de "L'ANGELO".